La soluzione di aprire un conto corrente all’estero viene presa da molti risparmiatori e investitori per diversi motivi, ma principalmente sono in genere due: avere tassi di interesse maggiori e/o pagare meno tasse. Già ci siamo occupati più volte dell’argomento, lo rifacciamo adesso per via delle ultime novità in fatto di controlli del Fisco sui conti correnti (leggasi: anagrafe conti correnti e anche nuovo Redditometro).
Non stiamo certo valutando il caso dei grandi investitori o speculatori che portano le loro liquidità nei cosiddetti paradisi fiscali per evitare di pagare quanto dovuto, bensì siamo nell’ottica di un contribuente/risparmiatore onesto che, avendo magari la possibilità di poter aprire un conto corrente in Svizzera, in un paese europeo o extraeuropeo (magari perché ha la moglie straniera e dunque può accedere ai prodotti finanziari di questo paese) vuole giustamente godere di certi vantaggi pagando comunque le tasse allo Stato Italiano.
Prima di entrare nel merito vi segnaliamo le altre guide sul conto corrente all’estero che ilportafoglio.info ha già pubblicato (potete accedere tranquillamente senza perdere la lettura di questa pagina, in quanto si aprono in altre schede del browser): Conto corrente all' estero, tasse e dichiarazione dei redditi - Aprire un conto corrente all' estero conviene? - Conti correnti esteri, o conti deposito o libretti di risparmio: quale regime d' imposta di bollo
Come saprete l’Agenzia delle Entrate può fare controlli sul conto corrente ed incrociarli con le dichiarazioni dei redditi ed il Redditometro per verificare che non vi siano anomalie che siano indicative di evasione fiscale (esempio un forte differenziale tra entrate e uscite); per quel che riguarda i conti correnti all’estero, la possibilità di controlli del Fisco è regolata dalla legge europea 97/2013 che consente all’Agenzia di domandare informazioni a banche ed intermediari finanziari su operazioni ritenute sospette.
I controlli fiscali sui conti all’estero erano prima possibili solo verso soggetti che già avessero avuto segnalazioni alle autorità fiscali e/o che già in precedenza avevano avuto questo tipo di problemi: adesso invece sono possibili indiscriminatamente per i conti correnti in un paese europeo.
Chi ha un conto corrente in Svizzera però sappia che se anche tale paese non fa parte dell’Unione Europea ci sono sempre più aperture in tal senso, mentre per i paesi extraeuropei bisogna vedere quali accordi intercorrono con l’Italia.
Ma in realtà anche per un conto in un paese dell’UE non è che ci sia molta chiarezza su come e quando il Fisco possa domandare informazioni alla banca: “categorie di soggetti”, “masse di contribuenti”, “posizioni soggettive”, “gruppi di contribuenti non specificatamente individuati”, “indagini circostanziate, non richieste casuali”… sono questi i termini che l’Agenzia delle Entrate usa nelle circolari in merito che ha emanato, senza per altro specificare ulteriormente cosa significano.
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