Chi ha un mutuo a tasso variabile probabilmente lo ha stipulato con l’ indice Euribor, un parametro basato sui tassi di interesse medi che le principali banche europee applicano al denaro: proprio per questo, e come il Libor, è oggetto di forti critiche e di accuse di “cartello” tra le banche per mantenerlo artificiosamente più alto del dovuto (alcuni prospettano un radicale cambio per il settore mutui variabili); ma tant’è: ad oggi è ancora il più usato e quindi le previsioni sul suo andamento futuro interessano molti mutuatari che attualmente pagano in base al suo valore, per altro ora praticamente al minimo storico. In ogni caso eccovi un link per alcune indicazioni sui mutui a tasso variabile e i mutui a tasso fisso.
I valori attuali dell’ Euribor sono i seguenti (tenete conto che comunque varia praticamente ogni giorno, ma di poco, e attualmente rimane sostanzialmente fermo):
- Euribor 1 mese 0,111%
- Euribor 3 mesi 0,185%
- Euribor 6 mesi 0,319%
- Euribor 12 mesi 0,543%
Anche il tasso BCE, secondo parametro più usato per i mutui a tasso variabile, è attualmente al minimo allo 0,75% e così rimarrà per alcuni anni, secondo le previsioni (al massimo potrebbe salire all’ 1%, l’ 1,25%, ma è improbabile: è il costo del denaro deciso dal board della Banca Centrale Europea che, stando così la crisi economico-finanziaria, non può permettere assolutamente una fase rialzista).
Fate sempre particolare attenzione allo spread bancario.
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Previsioni tassi di interesse mutui variabili: specifichiamo subito che appunto le previsioni non sono certezze, e che qui trattiamo solo della componente relativa all’ Euribor (dovete anche considerare gli spread bancari, i ricarichi che fanno le banche per il loro guadagno sul vostro mutuo: ad ora sono a livelli medio alti a circa il 3%, leggermente discesi rispetto alcuni mesi fa); dunque, le previsioni aggiornate per i mutui a tasso variabile per i prossimi cinque anni (2018) ci dicono che l’ Euribor 3 mesi (quello “medio”) non dovrebbe superare il 2%, una soglia davvero minima e che, nonostante gli spread bancari non minimi, renderanno un mutuo a tasso variabile più conveniente di un mutuo a tasso fisso. Sempre che abbiate la possibilità di domandarlo e la banca ve lo conceda, è ovvio, visto che l’ accesso al credito è sempre più difficile.
Per chi ha contratto un mutuo poco prima dell’ acuirsi della crisi, dopo un iniziale spavento per la su accennata impennata dell’ Euribor, ora è un ottimo momento, visto che appunto tale indice è al minimo e gli spread bancari dell’ epoca erano pure loro molto bassi; per chi è ormai quasi alla fine del mutuo invece, cambia poco, data la componente minima della quota interessi nell’ ultima parte del rimborso (i più diffusi piani di ammortamento dei mutui comportano una quota interessi della rata decrescente nel tempo).
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