Tuttavia alle volte si incappa in "furbate delle banche", potremmo anzi dire degli abusi veri e propri, dalle quali è possibile difendersi conoscendo le norme e le leggi.
Negli ultimi anni il limite di pagamento in contante è cambiato più volte: il DL 201 del 6 dicembre 2011, ovvero il Decreto Salva Italia del governo Monti, lo aveva abbassato a 1000 euro, poi con la Legge di Stabilità 2016 il governo Renzi ha alzato il limite a 3000 euro mentre dal 1 luglio 2020 il limite è stato abbassato a 2000 euro, come deciso dal governo Conte. Infine, dal 1 gennaio 2023 un nuovo aumento a 5000 euro con la Legge di Bilancio 2023.
Fatto sta che, in particolare tra il 2012 e tutto il 2015 quando fu in vigore il limite di 1000 euro, sembrava che prelevare più di 1000 euro dal conto corrente oppure incassare in contanti un assegno da più di mille euro fossero diventate cose quasi impossibili perché una prassi abbastanza diffusa negli sportelli delle banche fosse di dire "non si può, il massimo è 999,99 euro perché c'è la nuova legge", cosa non vera come spieghiamo nei paragrafi più sotto.
Per fortuna sembra che ci sia ora più chiarezza tra gli operatori delle banche ma anche più informazione tra i consumatori, ma quanto ora spieghiamo può sempre essere utile, anche se eventualmente il limite fosse di nuovo abbassato.
Per i dettagli in merito a altre situazioni leggete la guida Pagamenti in Contante: Applicazioni per Affitto, Rate, Assegni e Altro.
Cambiare un assegno in contanti allo sportello della banca
Possono essere svariati i motivi per cui si voglia cambiare un assegno in contanti, ad esempio perché si è senza un conto corrente (o anche se lo si ha e non si vuole attendere che le banche facciano l’operazione): ma recandosi allo sportello ci si può sentire rispondere che oltre 4999,99 euro in contanti un assegno (o quello che sia il limite in vigore) non è incassabile, o anche che non è possibile per somme inferiori, e che si deve incassarlo direttamente sul conto (poi magari viene pure proposto di aprirne uno sul momento...).Le cose stanno diversamente: il Dlgs n. 231/2007 afferma chiaramente (art 49 comma 15) che la legge in questione NON si applica a banche e poste, ma solo ai pagamenti tra privati, ovvero: se un cliente deve pagare un acquisto, se un consumatore deve pagare il servizio di un professionista, se una compagnia assicurativa deve rimborsare un sinistro (gli esempi sono ovviamente numerosi), se sopra il limite di pagamento in contanti deve farlo tramite bonifico da conto corrente, con carta di credito, oppure tramite assegno non trasferibile intestato, cioè con su scritto nome o ragione sociale del beneficiario. Questi sono metodi di pagamento tracciabili, dunque che rispettano la normativa in vigore.

Ovviamente se sotto il vigente limite per i pagamenti in contanti un assegno è sempre incassabile in contanti e senza alcuna discussione, che invece vi potrebbe facilmente venirvi fatta se oltre tale cifra: ma sappiate che si tratta di un errore della banca ed un vostro diritto viene leso (potreste anche chiamare la Guardia di Finanza nel caso).
Prelevare contante dal conto corrente
Ribadendo che le norme dei due decreti non si applicano, in questo senso, a banche e Poste, occorre sottolineare che purtroppo furono molte le segnalazioni di cittadini che si lamentavano in quanto, dovendo prelevare mille o più euro dal proprio conto corrente, venivano invitati dal personale a farlo in più operazioni (allo sportello: ovvio è che non si può col bancomat o la carta se c'è il limite di prelievo giornaliero) pagando quindi più commissioni; ebbene, si trattava di un grave errore (o un abuso): come è ovvio, il prelievo di contante dal conto non è un pagamento (le banche, per legge, diventano sì proprietarie del denaro che i correntisti affidano loro, ma col vincolo di restituirli, in tutto o in parte, quando il cliente lo domanda).In definitiva: è possibile e lecito prelevare più di 4999,99 euro dal proprio conto corrente in una sola operazione allo sportello. Normale però che per somme elevate sia chiesto di compilare la dichiarazione sull'antiriciclaggio.