L’ Istat ha appena diffuso i dati finanziari ed economici relativi ai mesi luglio, agosto e settembre dell’ anno appena concluso: vediamo quindi quali numeri descrivono la situazione di consumatori e famiglie che sono chiaramente le vittime della crisi ormai giunta al suo quinto anno.
A tutto ciò va aggiunto un altro dato, quello elaborato da Confcommercio sui livelli dei consumi per il mese di novembre 2012: ebbene, l’ associazione rileva un calo del 2,9% rispetto a novembre 2011 e dello 0,1% rispetto a ottobre 2012; facendo anche una stima sui primi 11 mesi dell’ anno appena finito, Confcommercio afferma che il 2012 è stato il peggior anno del dopoguerra.
Di contro, come appare naturale, è aumentata sempre nel terzo trimestre 2012 dello 0,8% in termini congiunturali e dello 0,3% in termini tendenziali la propensione al risparmio delle famiglie, pari all’ 8,9%, mentre il tasso di investimento è sceso al 6,7%, perdendo lo 0,1% rispetto al secondo trimestre 2012 e lo 0,2% rispetto al terzo trimestre 2011.
In aumento a quanto pare anche la pressione fiscale: in rapporto al Pil del Paese l’ incidenza delle entrate totali è salita, nei primi nove mesi del 2012, al 44,8%, dal 43,2% dei primi nove mesi del 2011; ma l’ Istat specifica che c’è stata una significativa salita della pressione fiscale proprio nel terzo trimestre 2012 rispetto a quello del 2011: dal 43,5% al 45,7%.
Almeno in questo fatidico terzo trimestre 2012 è diminuito l’ indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, anche se sono salite le uscite totali sia nei primi nove mesi dell’ anno (dal 47,4% dello stesso periodo 2011 al 48,5%) sia nel terzo trimestre: segno che, grazie all’ aumento delle tasse, la cura Monti comincia pian piano a funzionare, visto che tra l’ altro l’ Istat informa che è migliorato il deficit pubblico nei primi nove mesi (rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,7%, in miglioramento dello 0,5% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente).
Ma se l’ emergenza finanziaria dello Stato è forse davvero alle spalle, rimane l’ emergenza economica della produzione, del commercio, dei consumi delle famiglie.
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